Venerdì 16 Gennaio 2004
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"Quei crimini tra giustizia e memoria: il caso dei 40 martiri"
"Dopo Stazzema anche Gubbio chiede una nouva inchiesta"    sseves

di Alberto Stramaccioni

Sessant'anni dopo si può ancora avere giustizia. I responsabili e gli esecutori dei terribili crimini nazifascisti, perpetrati in Italia tra il 1943 e il 1945, contro quasi 15 mila civili tra donne, vecchi e bambini possono avere un volto e un nome ed essere così assicurati finalmente alla giustizia italiana. Non certo per vendetta, ma perché i delitti contro l'umanità sono imprescrittibili. Il passare del tempo può forse attenuare l'esigenza della esecuzione della pena, ma non certo la necessità della condanna. Questa volontà di fare giustizia è stata d'altronde interpretata, nei giorni scorsi, dai giudici del tribunale militare di La Spezia che hanno rinviato a giudizio tre ex ufficiali delle Ss sospettati di aver partecipato, nell'agosto del 1944, all'eccidio di Sant'Anna di Stazzema che provocò la morte di 560 civili tra i quali alcuni bambini di pochi mesi. E proprio di questi crimini nazifascisti si sta occupando una speciale commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta che ha iniziato i suoi lavori in autunno. L'organismo è stato istituito per accertare le ragioni e le responsabilità politiche dell'occultamento, o meglio dell'arbitraria «archiviazione provvisoria» avvenuta nel 1960 da parte della Procura Generale Militare di ben 695 fascicoli. 
Documenti ritrovati nel 1994 nel cosiddetto “armadio della vergogna” dal Procuratore militare Antonino Intelisano i quali contenevano le prime istruttorie su altrettante rappresaglie ed eccidi. Oggi quindi, dopo tanti anni, con l'attività della Commissione d'inchiesta la possibilità di fare giustizia sui tanti tremendi eccidi si fa più vicina. Questo bisogno inestinguibile è particolarmente sentito anche in Umbria dove in particolare a Gubbio il 22 giugno 1944, per rappresaglia contro un'azione partigiana, si arrivò alla fucilazione di 40 cittadini innocenti, «i 40 martiri» .Assieme alle tragiche rappresaglie più note, quella di Gubbio per l’efferatezza e il numero dei civili morti è senz’altro particolarmente emblematica dei crimini contro l’umanità perpretati dai tedeschi in ritirata.
Putroppo l'indagine sui 40 martiri di Gubbio, condotta da più autorità italia e alleate, all'indomani della fine della guerra non portò all'individuazione di alcun responsabile e la Procura militare archiviò il fascicolo. Recentemente il procuratore generale Intelisano ricevendo un Comitato di eugubini ha preso atto delle loro richieste di riaprire l'inchiesta pur non potendo constatare allo stato elementi o fatti nuovi. 
Contemporaneamente l'Amministrazione comunale di Gubbio ha rivolto alla Commissione l’invito ad essere presente nella città, in occasione del sessantesimo anniversario della strage e a fare di tutto affinchè si riapra l’inchiesta e il processo. La commissione lavorerà quindi per fare giustizia e tenere alta la memoria di quei tragici eventi perché è proprio la memoria che può supplire alla eventuale mancanza di giustizia in un tempo in cui riaffiora quotidiamente l'intolleranza, l'antisemitismo, il fanatismo religioso e la violazione. dei diritti umani a cominciare da quello alla vita.

 

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