Venerdì 26 Marzo 2004
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"Un liberale anti-giolittiano"
"Convegno a Massa Martana per ricordare il parlamentare umbro Augusto Ciuffelli"    sve

di Alberto Stramaccioni

A metà maggio si terrà a Massa Martana per iniziativa del Comune un convegno di studi storico-politici sull''esperienza del parlamentare Augusto Ciuffelli nato proprio nel piccolo paese umbro nel 1856, più volte Prefetto e Ministro, e morto a Roma nel 1921. Si vuole così ricordare la figura e l''opera di un uomo politico e di governo, di un parlamentare rimasto sempre legato alla sua terra d''origine che proprio per lo sviluppo di tutto il tuderte si è impegnato tenacemente. 


Nasce nel piccolo paese, in un Italia ancora divisa e in un territorio molto povero da una famiglia di disagiate condizioni economiche, ed è costretto ben presto ad interrompere gli studi, dopo la licenza tecnica conseguita a quattordici anni. Obbligato a trovarsi un lavoro, si impiega prima nel Genio civile di Potenza e poi in quello di Brescia Prosegue da autodidatta gli studi, concentrandosi sull''approfondimento della letteratura e redigendo perfino alcuni testi teatrali. Ed è proprio a Brescia che la sua vita compie una svolta allorquando conosce e poi collabora con un influente uomo politico come Giuseppe Zanardelli: mazziniano, deputato della Sinistra dal 1860 è più volte ministro dei lavori pubblici e della giustizia. Il suo nome rimane legato alla definizione del nuovo Codice Penale di stampo liberale (abolisce la pena di morte e riconosce parzialmente il diritto di sciopero) che rimase in vigore fino al 1930. Contrario al trasformismo e alla soluzione autoritaria di fine secolo, fu Presidente del Consiglio dal 1901 fino alla morte nel 1903 a 77 anni. Ciuffelli diviene segretario particolare di Zanardelli quando questo è ministro dell''Interno nel primo governo Cairoli nel 1878 e poi allorché è responsabile del dicastero della giustizia nel quarto governo Depretis. Questo particolare rapporto di collaborazione con l''importante uomo di governo lo porta a diventare un alto funzionario dello Stato e nel 1891 inizia una carriera che lo vedrà, prima sottoprefetto di Velletri e poi di Reggio Emilia, Commissario Regio a Livorno, Pisa, Palermo e poi Prefetto di Siena e Cagliari. Come è noto in quegli anni la funzione di Prefetto non aveva solo un ruolo amministrativo o di pura rappresentanza del governo centrale nella provincia, quanto invece di vero e proprio uomo di governo decentrato con ampi e forti poteri politici, amministrativi e gestionali. 

Dopo questa lunga esperienza e quella di segretario capo della Presidenza del Consiglio dei Ministri durante la presidenza Zanardelli dal 1901 al 1903, diventa Consigliere di Stato, e come molti suoi colleghi in quegli anni, passa ad una più diretta attività politica venendo eletto per la prima volta deputato nel 1904 nel collegio di Todi, dove verrà poi rieletto nel 1909 e nel 1913. Appena diventato deputato promuove l''organizzazione del Partito Democratico Costituzionale, un raggruppamento parlamentare di circa cinquanta membri denominato anche sinistra democratica in cui confluirono gli ex zanardelliani, dopo che il loro capo era morto l''anno prima. 

Inizia così la sua esperienza di parlamentare e di uomo di governo e diventa sottosegretario alla pubblica istruzione nel terzo governo Giolitti nel 1906. Nel 1911 poi diventa ministro delle Poste e Telegrafi nel governo giolittiano di Luzzatti. 

Ma l''incarico più importante lo ebbe tra il 1914 e il 1915 come Ministro dei Lavori Pubblici nel governo che Salandra costituì nel marzo 1914 e poi nel 1919 assunse l''incarico di Ministro dell''Industria, Commercio e del Lavoro. Dopo questa responsabilità governativa assunse impegni politico-diplomatici nella Venezia Giulia (simpatizzando per l''esperienza fiumana) divenne Vice Presidente della Camera dei Deputati e poi si parlò addirittura di Augusto Ciuffelli come di un probabile presidente del consiglio a nome del gruppo di Salandra, nelle delicate fasi politiche che si ebbero nel maggio 1920, dopo la crisi del primo governo Nitti. 

La fisionomia politico-culturale di Augusto Ciuffelli si definisce e si caratterizza nel corso degli anni e di fronte alle diverse responsabilità che è andato via via assolvendo. Purtuttavia il suo nucleo formativo politico-giuridico inizialmente di tipo zanardelliano rimarrà a caratterizzare la sua azione politica per un ventennio. Del resto, la sua educazione ideologica era troppo segnata dallo zanardellismo perché egli potesse apprezzare la politica di Giolitti. L''ideale democratico, professato con passione, non senza punte di retorica, venne da lui inteso in senso meramente giuridico, restandogli estranea la percezione giolittiana della dinamica sociale. Ed infatti Ciuffelli e i deputati zanardelliani si aggregarono alla maggioranza giolittiana, ma senza rinunciare alla propria identità per tutti gli anni dieci e venti. A testimonianza di ciò Ciuffelli si legò, in modo particolare, al gruppo guidato da Antonio Salandra, un liberale di destra sostenuto nella carica di Presidente del Consiglio nel 1914 proprio da una coalizione antigiolittiana. Poi quando fu ministro si legò a Vittorio Emanuele Orlando. Sulla scia di una politica autonoma da Giolitti e dal giolittismo si pronunciò contro l''allargamento del suffragio elettorale convinto che esso scatenasse le nuove reclute dell''ignoranza , le turbe incoscienti all''assalto allo Stato liberale , proposte che il diritto di voto politico fosse limitato a coloro che sapessero scrivere la propria scheda e che agli analfabeti fosse concesso solo il voto amministrativo, purché pagassero una minima imposta. Si batté contro il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita, incoraggiando l''iniziativa privata e per questa sua convinzione si oppose alla gestione statale delle ferrovie e sostenne la liberalizzazione dei cambi e dei commerci. 

Contemporaneamente semplificava, con una certa superficialità ed approssimazione, la questione del rapporto tra liberaldemocratici e socialriformisti, intimando ai secondi di entrare senza reticenze e senza sottintesi nelle file costituzionali, liberandosi dell''etichetta socialista . Contrastando così quell''esperienza giolittiana secondo cui “ l''Italia è una carrozza a due cavalli uno socialista e uno cattolico, l''importante che il cocchiere resti liberale” 

Dopo lo scoppio della guerra mondiale con qualche incertezza si orientò verso l''intervento italiano e fu ministro durante il conflitto assumendo rilevanti responsabilità fino ad andare in America (Washington, Boston) nel maggio-luglio 1917 con Nitti e il principe di Udine Ferdinando di Savoia, per chiedere il sostegno statunitense. Nei suoi ultimi mesi di attività governativa fece approvare un provvedimento di grande rilievo nella storia dell''ordinamento previdenziale italiano che introduceva l''obbligo dell''assicurazione contro la invalidità e la vecchiaia per tutti i lavoratori dipendenti. 

L''importante uomo di governo e parlamentare rimase sempre legato alla sua terra e intrecciò l''impegno politico nazionale ed internazionale con quello legato allo sviluppo del suo territorio e in particolare dell''intero tuderte. Si impegnò per lo sviluppo dell''agricoltura in tutta la zona, per la realizzazione della centrale umbra nel quadro della ferrovia trasversale adriatico-tirrena e a lui si devono la costruzione di numerose stazioni ferroviarie, strade, acquedotti, scuole. Ma l''iniziativa più importante è sicuramente la costituzione nel 1912 della scuola pratica di agricoltura di Todi. Questo istituto che oggi porta il suo nome, divenne via via nel corso degli anni venti e trenta un importante punto di riferimento per gli studi e la formazione professionale in agricoltura e nel 1931 fu riconosciuto come Istituto Tecnico Agrario. 

Prima di morire a Roma nel 1921, colpito da una grave malattia, un giorno disse al sindaco di Massa Martana che voleva essere sepolto nel cimitero del piccolo paese: “ sepolto a Roma mi parrebbe di sparire eternamente, sepolto qui invece, in questo campo di silenzio, di sole, di verdura, il mio spirito proverà l''illusione di continuare a vivere ancora dopo morto e sapendo che le mie spoglie saranno qui interrate mi sembra di morire più tranquillo ”. 

Non so se ci siano ancora eredi diretti, ma forse con una certa preveggenza Augusto Ciuffelli volle essere seppellito nella sua Massa Martana, perché oggi è proprio il Comune che con affetto e dedizione cura la sua tomba e la sua memoria.

 

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