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Domenica 04 Luglio 2004
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"Il bipolarismo imperfetto una caratteristica umbra"
"L'ex segretario regionale dei Ds analizza i risultati delle elezioni del 12 e 13 giugno"      secsecs

di Pierpaolo Burattini

Il "partito dei sindaci" che torna prepotentemente alla ribalta, ma anche le prospettive della Lista unitaria in vista delle elezioni regionali del 2005 Questi sono solo due dei principali argomenti che l'ex segretario regionale dei Ds Alberto Stramaccioni, pone al centro della sua analisi. Analisi che non manca di mettere in luce anche contraddizioni e punti deboli di un risultato che nel centrosinistra e nei Ds in particolare è stato letto come una vera e propria vittoria. Si parte proprio dall'analisi del voto.


D. On. Alberto Stramaccioni lei 
che ha gestito tante elezioni nei dieci anni in cui è stato segretario regionale del Pds e poi dei Ds, che giudizio dà di queste ultime consultazioni?
R. Innanzi tutto c’è da dire che i risultati di queste elezioni, come quasi tutte quelle svolte nei decenni passati in Umbria, non si discostano molto dalle tendenze nazionali e in particolare da quelle emerse nelle cosiddette regioni rosse, come la Toscana e l’Emilia. Questo per dire che al di là delle tante interpretazioni che ho letto e sentito, è prevalsa su tutto, la volontà degli elettori di penalizzare la politica del governo Berlusconi e in Umbria, a questo, si è aggiunta una particolare evanescenza del centrodestra con la sua incapacità a rappresentare una alternativa credibile al centrosinistra. In più c’è da dire che con la sperimentazione delle nuove leggi elettorali per l’elezione dei Sindaci e dei Presidenti, si è affermato un bipolarismo imperfetto nella nostra regione, che avvantaggia oltremodo il partito di maggioranza relativa, i Ds, e i suoi alleati, ma alla fine rischia di non aiutare la crescita e la modernizzazione dell’ Umbria. 

D. La vittoria di stampo bulgaro in Umbria è comunque incontrovertibile, ma chi sono i veri vincitori?
R. Non c’è dubbio che c’è stata una congiuntura particolarmente favorevole, nazionale e locale, data dall’affermazione politica ed elettorale dei Sindaci, sia quelli ricandidati dopo il primo mandato, soprattutto nelle città più importanti, ma anche dei Sindaci a fine mandato, candidati nei collegi provinciali che insieme agli altri hanno trascinato lo stesso voto dei Ds e degli alleati in tante città. E’ stata comunque particolarmente decisiva la capacità del centrosinistra di fare coalizione e di presentarsi con molte e rappresentative liste di sostegno ai Sindaci e ai Presidenti nei Comuni e nelle Province. Ai molti che stentavano a capire l’importanza di tutto questo prima del voto, spero che oggi appaia chiara la necessità di presentarsi, in questo tipo di elezioni, con coalizioni molto larghe e plurali.





D. Ma non pensa che se ha vinto il “partito dei Sindaci” si stia andando verso una forte personalizzazione della politica?
R. Questo non è un dato recente. Le diverse leggi elettorali a tutti i livelli hanno accentuato la personalizzazione, anche in modo esasperato. Basti pensare che oramai oltre il 60% degli elettori esprimono la loro preferenza ai candidati, investendo quindi più sulla persona che sul progetto politico che essi stessi esprimono. Questo è d’altronde in parte comprensibile, trattandosi di elezioni amministrative e in un periodo di forte deideologizzazione della politica.

D. Ma così i partiti diventano una specie di comitati elettorali e rischiano di cambiare molto il loro ruolo e la loro funzione?
R. Non c’è dubbio. Il rischio è che i partiti perdano la loro identità di soggetti autonomi, dalle istituzioni rappresentative e dalle forze sociali e imprenditoriali. Oggi il loro radicamento territoriale e la loro identità è una cosa molto diversa da quella del più recente passato, basti pensare alla caratterizzazione umbra di Rifondazione e dei Comunisti Italiani, ma non solo la loro. Tutti i partiti esprimono sempre di più una presenza di tipo istituzionale e meno politica, più legata all’attività amministrativa e meno al progetto politico generale, con il rischio di avere un bassissimo profilo innovativo e riformatore. Occorrerebbe di più riflettere e intervenire per limitare e invertire quella vera e propria tendenza alla “amministrativizzazione” della politica, che è l’altra faccia del conservatorismo espresso da una parte significativa della società umbra. Una tendenza che si va accentuando anche per l’assenza di una destra, che stenta sempre di più ad esprimere un profilo e un progetto alternativo a quello del centrosinistra.

D. Come valuta invece l’andamento del voto per le forze della coalizione di centrosinistra?
R. C’è stata una buona affermazione di tutte le forze del centrosinistra, dai Ds a Rifondazione, ai Comunisti Italiani che è un dato importante anche per le prossime competizioni elettorali. Ugualmente positivo è stato il risultato dei Socialisti Riformisti. La Margherita non ha avuto in Italia e in Umbria un risultato elettorale così positivo come si aspettava, data anche la forte competizione che c’è stata sul terreno amministrativo. Si afferma comunque come il secondo partito della coalizione.
D. Quindi l’Umbria rimarrà “rossa per sempre” parafrasando il suo ultimo libro scritto con Galli Della Loggia?
R. Rossa per ora, ma non per sempre, anche perché non so quanto una congiuntura politica come quella del 12 e 13 giugno si possa ripetere per esempio alle prossime elezioni Regionali del 2005 o alle Politiche del 2006. Comunque di certo non sarà facile per il centrodestra, in Umbria e in Italia, invertire la tendenza al declino e alla disgregazione che il voto ha così chiaramente manifestato.
D. Ma alle Europee la lista “Uniti nell’Ulivo” non ha avuto proprio un bel risultato?
R. E’ un dato su cui riflettere, il 36% ottenuto in Umbria dalla lista unitaria. Ma non è poi così negativo, visto lo scarso lavoro di promozione del progetto politico e del simbolo da parte dei partiti che lo dovevano sostenere, anche nella nostra regione. Credo comunque, che l’ispirazione che c’è dietro, cioè quella di dare agli elettori una nuova aggregazione politica riformista, in grado di proporre un’alternativa di governo più credibile al centrodestra berlusconiano, sia valida. Non è naturalmente ininfluente in quali condizioni si arriva a determinate consultazioni elettorali che, come sappiamo, si svolgono con diverse leggi elettorali. E di certo, verificare la forza elettorale di questo progetto politico con una legge elettorale proporzionale, non è stata un’idea granchè lungimirante.

D. E allora in vista delle prossime consultazioni elettorali presenterete la lista “Uniti nell’Ulivo” anche in Umbria?
R. Molto dipenderà dal processo politico nazionale che si andrà sviluppando nei prossimi mesi e dalla stessa legge elettorale regionale che si approverà. Certo, l’esperienza compiuta alle regionali in Lombardia, nel 2000 con la lista dell’Ulivo dalla quale erano esclusi Rifondazione e i Comunisti di Cossutta non è stata una felice esperienza.

D. Parliamo allora delle prossime elezioni regionali, secondo lei come ci si dovrebbe preparare?
R. Mi sembra ancora prematuro parlarne. Quello che si può in generale dire è che anche per questo tipo di consultazioni è necessario avere una coalizione, la più larga e plurale possibile, un incisivo progetto di modernizzazione della regione e dei candidati, dal Presidente ai Consiglieri, autorevoli perché competenti e rappresentativi e forti elettoralmente. Proprio perché come abbiamo visto, di nuovo con queste ultime elezioni, i candidati sono una risorsa, anche elettorale, dato che oramai, oltre il 60% degli elettori esprime personali preferenze.

 

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